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ASPETTI MICROSTRUTTURALI DEI CORPI CAVERNOSI E LORO RUOLO NEL DETERMINISMO DELLA FUNZIONE E DEL DEFICIT ERETTILE.
TERAPIA: DALLE PROTESI PENIENE ALLA TERAPIA GENICA SPERIMENTALE

E' con vivo interesse che ho preso visione della monografia del prof. Fabrizio Iacono. Trattasi di un testo che tratta l'argomento esaminato nella sua interezza e in modo completo fino alle più recenti acquisizioni in tema di diagnosi e terapia.
Poche patologie urologiche come il Deficit Erettile hanno visto negli ultimi decenni un tale progresso nell'ambito della fisiopatologia, della diagnostica e soprattutto della terapia. Si è passati da una terapia empirica e poco causale medico/chirurgica degli anni ottanta alla terapia farmacologica sintomatica "a richiesta" degli ultimi anni con una efficacia che raggiunge anche il 100% in taluni casi.
L'impiego degli inibitori della 5-fosfodiesterasi nel trattamento del DE, come spesso accade, è stato un evento tanto fortuito e causale quanto rivoluzionario ma il loro successivo uso nella cura delle alterazioni microstrutturali dei corpi cavernosi è stato il frutto di precise ricerche cliniche e di base fino ad arrivare ad una totale reinterpretazione della fisiopatologia del fenomeno erettile e delle sue disfunzioni nonchè della strategia terapeutica che da una fase esclusivamente "a richiesta" sta diventando una più fisiologica terapia cronica.
D'altra parte, la libertà sessuale conquistata dalla società occidentale del terzo millennio e il continuo bombardamento mass-mediatico hanno fatto sì che il DE non costituisca più un tabù da vivere nel silenzio cupo dei propri segreti ma una patologia come tante ormai curative quasi sempre con successo.
L'autore ha contribuitto non poco, con i suoi studi negli ultimi anni, al determinismo delle cause microstrutturali del DE e riporta in questo elaborato iin modo originale e moderno una visione "dal di dentro" della disfunzione erettile mettendo in evidenza come alla base di una alterata funzione dell'organo erettile di ci sia sempre una alterazione microstrutturale e come questa possa essere compensata con terapie già in essere (inibitori della 5-fosfodiesterasi) o con successive ipotesi di cura, al momento solo sperimentali (terapia genica).
Non mancano cenni alla terapia chirurgica da riservare a quei casi considerati "resistenti" ad ogni terapia conservativa con la presentazione di una tecnica chirurgica personale che si basa anch'essa su di un preciso razionale fisiopatologico.

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